Chris Mann
Dopo una sua performance in New York, 1981, John Cage lo definì in questo modo: "a fast Mix of vulgArity aNd elegaNce" (una mescolanza di eleganza e volgarità).
Succede che scorrendo il suo testo, perché si tratta di scrittura in prosa, non si resta particolarmente colpiti, lo scarto avviene quando si porta questi fogli davanti agli occhi e incomincia a leggere, leggere è termine errato perché della lettura mantiene solo la posizione mimica, dalla sua bocca comincia ad uscire un flusso indistinto fonetico, dove si percepisce esattamente la curva ondulatoria dell'intonazione frastica, e a tratti qualche mozzicone di parola che fa capolino qua e là a gettarci una misera ancora di salvataggio per non naufragare del tutto nel mare del non-sense.
A chi gli obietta, che il suo 'leggere' procede a ritmi troppo spediti, ribatte dicendo che siamo noi ascoltatori ad attardarci in moduli ricettivi troppo lenti ed obsoleti.
Il suo modulo interpretativo basato istintivamente sulla scrittura, non c'è un reale schema d'esecuzione che indichi le accelerazioni o i crescendo, risente senza dubbio sia dello studio del Cinese (forse interpreta l'Inglese pensando alle tre intonazioni tipiche di questa lingua orientale?) sia degli studi compiuti sui costumi degli aborigeni australiani.
Infine, lui tedesco di origine, nato da una famiglia ebrea rifugiata in Australia, ha dichiarato: "L'Yiddish sta al tedesco come l'australiano all'Inglese".