François Dufrêne
Di provenienza lettrista, molto legato a Isou, ancora giovane riesce a svincolarsi da simile influenza ed a imporsi elaborando i suoi crirythmes, senza dubbio in debito almeno nominale con i Poèmes à crier et à danser di Pierre Albert-Birot, però nettamente diversi per struttura e scelta asemantica perchè si allontana con una soluzione di non ritorno dal poetare scritto, per focalizzarsi sul grido ('cri') fisicamente inteso; il poema è lui stesso nell'atto di performance, inoltre l'amplificazione sonora completa l'espansione fonetica verso il pubblico al quale arriva una cascata sonora di sperimentazione buccale frammista di sonorità ancestrali a primitivismi fonetici che lo rendono molto famoso e apprezzato nella Parigi dei tardi Anni Cinquanta.
Dichiarando che il grido altro non è che un'impasse, che gli organi fonatori altro non sono che un impiccio, da questo nichilismo si salva solo "lo spasimo della laringe che sarà precursore dell'ultimo spasimo antidiluviano'.