Julien Blaine
Fondamentalmente, si rivela un istintivo, che ama ricamare diversi disegni da un nucleo centrale, solido e coerente; le sue performance difficilmente si possono inquadrare perché contemplano all'unisono diversi aspetti; senz'altro la poesia sonora, dotato di una voce grossa e risuonante, già esibirla, è un evento che da solo riempie la scena, il reading, la performance d'arte, una densa oggettistica che completa e integra il senso del suo lavoro, immagini e musica; il suo assetto è intelligentemente polipoetico perché assegna alla voce sempre il ruolo principale.
Però è anche vero che nella serie di performance che vanno sotto il nome di La Chute (Anni Ottanta) si comportava come uno stunt-man (body art, quindi); costruiva in scena impalcature in legno alte anche 5 metri, saliva una scala e vi si lanciava sopra rovinando a terra tra un ammasso di sedie e tavoli oppure spuntava vestito di tutto punto, all'inizio di un'alta scalinata dai gradini in marmo, e all'improvviso come preso da un raptus, si scaraventava giù a rotta di collo, rotolandosi fino a che la scalinata non finiva.
da Live en chair et os, Kosmic, Marsiglia, 2000, CD courtesy Julien Blaine.