Arno Holz
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L’estratto qui archiviato è una primizia in quanto Holz non solo non è mai stato tradotto in italiano (si veda anche Phantasus 2008, Udine) né tanto meno sue poesie sono state performate. Cipcipcrip è la fedele registrazione di una visita in un bordello, la materia testuale viene affrontata attraverso la triade della verbo-voco-visualità che a suo tempo, già aveva individuato i propri cultori in Mallarmé e Marinetti, veri antesignani. Ciò comporta che il testo venga scosso da notevoli frizioni sia interne che esterne al linguaggio. Gli esiti holziani non hanno nulla da invidiare alle invenzioni joyciane del Finnegans Wake o del gliglico di Cortázar in Il Gioco del Mondo, Rayuela. In entrambi i casi ci imbattiamo in stupefacenti parole-valigia che nel caso del tedesco superano almeno nel senso della lunghezza quelle dell’irlandese. Cipcipcrip come tutta l’elefantiaca raccolta, tre corposi volumi usciti nel 1916, trasmette l’afflato verso la performance e ciò lo accomuna ancora una volta con l’opera ultima di Joyce il quale appunto la consigliava di leggere ad alta voce. Non è, però, una partitura per performance, non ne ha le premesse né grafiche né didascaliche, ma ricorrendo ad un uso, forse anche abuso dell’onomatopea, trasforma la scrittura in un rimando caleidoscopico di suoni che ammaliano l’orecchio del lettore trasformato all’uopo in ascoltatore affinché le possa apprezzare a pieno. Accanto all’utilizzo classico dell’onomatopea ricorre anche all’onomatopea di timbro futurista come suggerito dal Manifesto dell’Onamalingua di Fortunato Depuro (1916). Holz non si accontenta come direbbe Pound, sempre critico quando si trattava di dar contro ai futuristi, di computare qualche huf e qualche haf in ossequio alla realtà che penetra nel testo. Di certo si affida ad una sciolta, disinibita phonè nei moduli appena esposti, nel contempo, vuole essere anche semantikè, per non scordare la somma lezione di Aristotele. Intendo riaffermare che quando inventa di sana pianta sequenze fonetiche, le conia in relazione all’ambiente, al contesto e alle persone del tema in atto, paradossalmente si mantiene coerente anche nel gorgoglio onomatopeico grazie ad una fantasia razionale soprattutto in un brano come quello qui archiviato.
Courtesy L’Altro Phantasus di Arno Holz, DVD allegato all’omonimo volume a cura di E.Minarelli, Campanotto, Udine, 2015.