Alison Knowles
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In genere gli artisti Fluxus non hanno acceso il motore della ricerca verso il suono, nei loro happenings la colona sonora è scontata, è spesso quella reale senza alterazioni. Alison Knowles, con l’ex-marito Dick Higgins (poi risposato) è la classica eccezione. Vero che in questa selezione fa spesso capolino la quotidianità sia sotto forma di musichetta popolare-finto rock o campionario di rumori (un aereo, sirene, muggiti, clacson ecc,) ma è altrettanto vero che sviluppa un approccio tecnologico di grande respiro, siamo solo alla fine dei Settanta in piena epoca analogica. Oltre al multiplay, si affida alla distorsione coniugata con uno sfrenato riverbero per mescolare le carte del senso. Ciò che vuole dire arriva sempre a destinazione sia quando afferma che «everybody is in love!» oppure che «non si è ancora innamorata perché non vuole perdere il controllo». Non a caso un urlo lancinante sancisce «secret action-secret spaces», un inno alla privacy visto che noi oggi l’abbiamo totalmente smarrita. Il linguaggio viene blandito, e subisce dolci seduzioni grazie a lievi passaggi del tipo, «everything is going to be all right/everything is going to be all light». Insiste a giusta causa sull’impiego di una ripetitività ad libitum che organizza un ritmo fonetico sempre accattivante e coinvolgente. Talora sembra un radiodramma sperimentale, con sovrapposizioni e sdoppiamenti, mentre la musica funge da supporto logistico quasi ipnotico come nel melologo Japanese Bean garden. Giova ricordare che lei era una appassionata cultrice di fagioli, fagioli di tutte le specie, «for ever, for ever and for ever».