Fernando Silva
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Sicuramente il contesto socio-tecnologico in cui agisce non è quello di altri poeti qui archiviati. Però El Chocorrón è la prova lampante che anche con pochi mezzi si può fare buona poesia sonora, in fondo lo strumento chiave, la bocca, è alla portata di tutti. Nel libro che a suo tempo ho curato con R. Pasquali (La Poesia Nica, 2008) abbiamo pubblicato un estratto di cinque muniti che è l’incipit dell’opera che qui invece includo nella sua totalità. Si tratta di una poesia sonora in piena regola, tra oralità e vocalità con contorno di fischietti e trilli, dove le parole vengono spifferate come un refolo sonoro, oscillando tra rumorismo fonetico e il coinvolgimento musicale. Un borbogliare a ruota libera con improvvise arrabbiature e dolcezza, un ritmo incalzante che ci tiene incollati a captare la prossima evoluzione. Esilarante il continuo spezzettamento frastico che impedisce di identificare il contesto, facendoci concentrare su una sonorità altisonante. Passa in rassegna oggetti che producono incursioni foniche, allo stesso modo l’apparato buccale viene sfruttato a pieno senza lesinare energia. Ciò che colpisce è la capacità di sdoppiarsi vocalmente parlando, alternando molteplici situazioni esplicative. Ha una sensibilità in punta di lingua che appena il presunto, strampalato monologo prende una piega troppo scontata, subito scatta un urletto, uno sbotto, un qualcosa che riporta la barra verso la direzione della ricerca fonetica. Non c’è dubbio che sia la prima poesia sonora della letteratura nicaraguense, sempre molto influenzata dai contenuti, il fatto che venga composta ben sette anni prima del trionfo sandinista, le fa assumere ancor più rilevanza storica. Tuttavia, i temi eppur fanno capolino coadiuvati da sane imprecazioni istintive o esclamazioni al limite della scurrilità, calati in un’aura tropicalmentediluita, piacevole dove i movimenti sonori procedono con costanza. Un’affabulazione convinta, nel senso che l’autore ha ben in testa ciò che deve dire, anche se l’andamento a singhiozzo, inframezzato da gargarismi, slitta con rallentamenti e arditi avanzamenti come un motore ingolfato. Negli anni Settanta la poesia sonora nel centro e sud America era appena agli inizi, si contavano pochissimi esempi, da Padin, uruguagio ai paulisti De Campos, quindi El Chocorrón pur nelle sue citazioni lettriste (chissà se ne era a conoscenza?) assume un’importanza letteraria di tutto rispetto.