Katalin Ladik
Courtesy Leonardo Cendamo.
Katalin Ladik si rivela durante un festival ad Amsterdam sul finire degli Anni Settanta, dotata vocalmente, una vera orchestra verbofonica, fatta di una precisa presenza fonetica, qualità che ancora la contraddistingue, basta ascoltarla all'opera in questo estratto della Ursonate. In Endre Szkárosi vi si specchia l'esatta versione al maschile, capace di occupare la scena, non solo a colpi di glottide; è in grado di gestire in maniera ottimale, un garbato quanto penetrante assetto polipoetico, molti sono gli elementi dispiegati in performance, in oltre venti anni di reciproca frequentazione, lo abbiamo visto roteare bastoni sul capo come un dittatore impazzito, oppure innaffiare bandierine ungheresi come fossero fiorellini, tuttavia la voce riesce sempre ad essere un semaforo che lui dirige con saggezza consumata.
Infine, si noti come il pezzo scritto da Dick Higgins e da lui interpretato, sia stato eseguito anche da altri poeti, (pure Jaap Blonk vi si è cimentato); la struttura binaria relativamente facile e l'effetto immediato che provoca grazie ad un intraverbalismo comprensibile, sembrano sfatare l'unicità performativa di un poema sonoro.